venerdì 31 ottobre 2014

Poichè l'alba si accende

Amo la poesia,
quella piena e gonfia di calore e energia,
quella che scorre veloce quando la leggi
ma resta ferma immobile nella pancia e nel cuore.
Da mangiare e sperare di non esserne mai sazi.

Vicino al mio letto, ho un foglio A4 di carta, quella da pacco, dove ho scritto sopra con cere colorate quando ero in Spagna, una delle mie poesie preferite, tutt'ora nella mia hit.

Non vorrei completamente trasciverla qui, quando si legge di mattina appena svegli è Magica e, appunto , metterla qui per intero ora non ne vedo il momento ma... vorrei solo metterci alcune paroline, che diano un bel buon giorno, ogni giorno, a chi le legge.

[..]
 e basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano;
basta con l'abominevole rancore! basta
con l'oblìo ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,


io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino; 
[...]

Poichè l'alba si accende...
Abbiamo l'immenso regalo di poter vivere con l'anima che trionfa, ogni giorno

A noi la scelta.

( La foto è di una bella mattina invernale in una spiaggia della Gallizia)

martedì 28 ottobre 2014

C'è chi chiede, c'è chi risponde e c'è chi abbraccia entrambi dopo aver dato ascolto.

Quante domande ultimamente nei miei monologhi, silenziosi, che la mia fronte nasconde.

Leggendo delle rime cupe, nebbiose e oscure prima di addormentarmi, che personalmente vedo come una bella ninna nanna, al continuo incontro di punti interrogativi ho riflettuto.

Mi sembra, cullato da quei colpi monotoni, che in gran fretta, da qualche parte, si stia inchiodando una bara. Per chi? Ieri era ancora estate, ed ecco, l'autunno. Questo rumore misterioso suona per una partenza.

Ho riflettuto sulle mie continue domande, ( che si! ) nascono dai miei dialoghi interiori e anche a quelle rivolte direttamente ad un amico nel bel mezzo di una sana conversazione o a più di uno.
Chiedo, ho fame di risposte, e il più delle volte mi scopro intollerante di quelle che mi vengono servite sul piatto.
Schizzignosa, pretenziosa potrei essere, è che io chiedo perchè ho bisogno di risposte, ho bisogno, le voglio.

Questo è il problema e se non coincidono con le mie aspettative, crollo.
Pura e forte insicurezza mi son detta.

Ci sono persone, mi dico, predisposte a chiedere, non  che tutte siano insicure, ma ritengo che ci sia proprio la categoria sociale delle persone che per natura chiedono;
 e poi ci sono loro, la categoria delle persone che per propria volontà amano rispondere, danno spiegazioni, finiscono con punti esclamativi!
I secondi dunque li vedo sicuri, poi a volte c'è il rischio di esserlo troppo e di poter così diventare incapaci a mettere in discussione le proprie teorie e convinzioni...

Penso, rifletto su queste due figure antropologiche , continuo a farmi le mie solite domande.

Poi mi immagino qualcuno che alla fine del discorso fra le due parti si alza da una sedia in un angolino che i due non avevano nemmeno visto, un'altra figura che avvicinandosi lentamente li avvolge nascondendoli con le proprie braccia e un mantello, grigio di feltro.

Lui è quel tipo di persona che ascolta.
Comprende le domande, riflette sulle risposte, ma non dice nulla.
Che chiude il discorso con un sorriso lieve, come quello di un dolce padre.
Una delle mie difficoltà più grandi ora è riflettermi in lui. Fare quello che ascolta.
Amo ascoltare il silenzio ma non duro molto;
Amo ascoltare mia nonna ma poi parlo.
Amo ascoltare musica ma subito canto.

Vorrei ascoltare tutti, smettere di chiedere e non sentir la brama di rispondere dentro la mia pancia.
Non voglio sminuire le prime due figure antropologiche ma vorrei essere in grado di acquisire questa tanto desiderata capacità, diventando prima di tutto ascoltatrice.

Potrebbe essere la risposta a tutte le mie domande.




domenica 12 ottobre 2014

Una domenica scrissi queste parole... oggi è domenica.

Un domenica invernale di tempo fà scrissi queste parole e rileggerle oggi, domenica autunnale, mi ha fatto piacere...
Quando si dice, mi sembra di avere la testa in un acquario, è come ora; alle dieci di una domenica sera che sta per finire e alle spalle ho un fim di woody Allen anticipato da  american beauty entrambi raccolti a fagotto dai miei soliti pensieri vaganti che l ultimo giorno della settimana diventano più nuvolosi e fitti. Oggi banana yoshimoto salta, sono troppo stanca, ma posso concedermi un aforisma di mister bukowski che sfoglio a casaccio, il primo che capita, vediamo :

Non essere giu perché la tua donna ti ha lasciato: ne troverai un altra e ti lascerà anche quella.

Quale miglior metodo per me se non quello di addormentarmi con una foglia di cinismo che mi appare piu forte della camomilla.
Non per questo devo essere cinica pure io ma nel mio caso trovo piacevole confrontarmi con pareri e opinioni sulla vita e la quotidianità contrastanti e diverse; mi stimolano a riflettere ancor di più. Questo non significa che penso attraverso aforismi altrui facendoli miei ma invece ne faccio tesoro accoppiandoli alla mia maggior fonte di riflessione, l'esperienza personale, che, in una domenica qualunque, può essere ricca grazie a un ubriacone cinico, ad un umoristico realista quattrocchi e a quel spirito di osservazione che sto, giorno dopo giorno, facendo fiorire..
Perche anche un sacchetto di plastica che si muove nell aria un minuto prima di nevicare, con l'energia che si avverte in questi casi, sta danzando, regalando il momento dolce a chi è capace di osservarlo. 

venerdì 10 ottobre 2014

Emozioni fuggenti...


Io le riassumo in: espressione delle nostre emozioni, 
Siano quello che siano, belle o brutte.

Cogli l'attimo, non solo l'opportunità che ti può dare, l'attimo di essere quello che siamo consapevoli delle nostre emozioni.

Il classico treno che passa non è solo metafora di grandi occasioni ma, di grandi emozioni.
Per sentirle, coglierle, esternarle, parlare di loro ci serviamo di poesia, romanticismo, linguaggio corporale, arte, musica e chi più ne ha più ne metta. Emozioni che si trasformano in creative perchè in grado di creare un qualcosa al di fuori del nostro corpo, della nostra pancia, della nostra sfera emotiva.

E' proprio questo l'attimo da cogliere? Sentirsi emotivi e sensibili, pronti a creare qualcosa di meraviglioso e non bloccarci? lasciarci andare e creare, creare e creare,

Quando poi questo attimo ci sfugge, che sia per limitazione nostra o data da fattori esterni alla nostra volontà, il colpo è forte.
Perchè si parla di emozioni, di fagotti dentro noi stessi pronti a sciogliersi per sperdersi nell'aria, ma se continuano a richiudersi, avvolgersi formando nodi, li il blocco è inevitabile.

Camminando in marcia, tutti allo stesso modo, come possiamo pretendere di differenziarci per quello che siamo, per le emozioni che proviamo senza vergognarcene?
Non è solo questione di essere diversi, io questa storia non la digerisco.
La questione è essere quello che siamo, trasformando le emozioni in attimi unici e irripetibili.,
Respiri lunghi o respiri brevi agitati, ma unici, i nostri.
Dico che non digerisco la storia dell'essere diversi perchè anche questa induce a essere qualcosa che non siamo, diversi dagli altri, e se fossi simile a qualcuno? dov'è il problema? questa storia non regge.

Forse, dico, accettare la diversità negli altri ci porta a evitare quelle emozioni destabilizzanti che si creano con il giudizio e quindi va bene ma, l'importante penso sia inizialmente evitare di essere diversi da noi stessi.

Due strade trovai nel bosco, e io scelsi la meno battuta...

L'importante è scegliere quello che si ritiene più giusto e coerente rispetto quello che siamo,
Io direi: fra le due strade scelsi quella che credevo giusta, si rivelò meno battuta.

ma dire di averla scelta perchè meno battuta e dunque percorrendola perchè diversa da quella degli altri non è pur sempre insistere a esser diversi? Indurre alla diversità o indurre a esser sè stessi senza paura di poter esser diversi sono due cose distinte.

La spinta per uscire dall'omologazione, dalle stereotipie e dall'influenza delle opinioni degli altri può essere incentivata dalla valorizzazione della diversità, ma non deve diventare lo scopo.

Lo scopo, a mio parere : Succhiare il midollo della vita  e non scoprire in punto di morte che non siamo vissuti.

Buon venerdì di ottobre

martedì 7 ottobre 2014

Primi contatti con il meraviglioso linguaggio delle rocce.

Sono passati tanti giorni dalle mie ultime parole ma questo non vuol dire che i miei pensieri vagabondi si siano fermati.

Ora ho uno zaino carichissimo che andrò a liberare poco a poco.
Carico di pezzetti di roccia, erba, sassolini, terriccio rosso.

Grazie ad alcuni cari amici, in questo ultimo periodo ho potuto finalmente, dopo anni di " un giorno proverò", metter i miei piedi sulle roccie ma questa volta non a piedi nudi e non per poi tuffarmi a testa nell'acqua.
E ora chi si ferma più?

Amore a  prima vista anzi no, non è amore, è qualcosa che non avevo mai provato prima nonostante gli anni di sport passati, quasi 18; è  una sensazione simile ai momenti prima dell'innamorarsi, quando sei in un continuo stato di agitazione e formicolio alla pancia, quando niente è certo ma tutto quello che provi è piacere, con qualche ansia qua e là.

Sono riuscita fino ad ora a trovare una grinta che non pensavo di avere, la mia testardaggine che per la prima volta mi dà quella spinta necessaria nei punti in cui dentro di me c'è una voce che dice di fermarmi, che vuole rimandare l'ostacolo alla "prossima volta".

Sono riuscita un pò a capire quello che un mio allenatore di calcio mi diceva:
 " Se mentre devi parare un rigore ti dici a tè stessa che non riuscirai a pararlo, non ci riuscirai; prova a crederci e a ripetere che la palla, dopo il tiro, sarà fra le tue mani."

Com'è importante la fiducia in sè stessi e ora come ora sto incominciando a comprenderlo...
La consapevolezza di sè stessi e la fiducia per quello che siamo e le nostre capacità sono una coppia vincente.

Come posso pretendere di salire se nel momento in cui lo sto facendo la mia attenzione e concentrazione vanno alle mani e non ai piedi? che sia la salita di una scala, di una roccia o di un sentiero...
Può sembrare banale ma non lo è, infatti se proviamo distesi a chiudere gli occhi e immaginare,partendo per esempio dai piedi, ogni parte del nostro corpo qualcosa sicuramente ci sfugge o non ci ricordiamo com'è fatta nella sua integrità.
Spesso a me succede di non riuscire a visualizzare un dito dei piedi, o la forma del mio pollice eppure, mi dico, sono parti di me da 24 anni.


Consapevolezza del tutto e non di una parte...

Piccole lezioni che ho potuto ricevere da un linguaggio che sto iniziando a sentire, comprendere per poterlo poi trasportare nella mia quotidianità, una comunicazione non verbale ma molto profonda, istintiva, naturale.
Grazie alla natura e alle sue forti e imponenti rocce.