lunedì 10 agosto 2015

Ad ognuno la sua guida, il suo maestro.


La montagna, oramai,  la sogno e la cerco.
Chi l'avrebbe mai pensato.

Famiglia completamente amante del mare, senza escurioni e passeggiate passate ad alta quota e senza programmi di averne, figuriamoci, ed io persa per la montagna?

Proprio così.
E l'ho scoperto da poco.
Dalle prime escursioni e dalle prime arrampicate.
Sapevo e sentivo il mio legame con la roccia ancor prima di portare i miei piedi sopra il livello del mare ma lassù quella connessione l'avverto ugualmente, la sento e mi dà amore e gioia; mi sento serena e vicina alla pace.

Dico che ognuno di noi dovrebbe aver la sua propria guida, il suo proprio maestro ma non li identifico come persone fisiche, non solo ecco.
Può essere qualsiasi cosa e per me la roccia e la stabilità della montagna lo stanno diventando.

La mia personalità e il mio stato d'animo attuale sono tutto anzichè fermi e immobili;
chi mai può insegnarmi ad esserlo se non qualcuno che è inerte da un'eternità?

E nella sua mancanza di movimento c'è aria forte, c'è energia c'è sapienza; sopra di lei nasce la vita limpida e naturale come la sua origine. Nonostante il sole o il temporale lei è li, che sia l'aria calma o nervosa lei non batte ciglio.

Ascoltare la propria guida alle volte non è possibile, certo non è facile; vuoi perchè lontani vuoi perchè momentaneamente si è incapaci di ascoltare.

Ma io ora provo a lottare contro la confusione che rende le mie orecchie tappate, che non mi permette di godere della voce del silenzio che in quei luoghi è oro per la mia anima.

Questo è il primo insegnamento che da poco ho ricevuto dalla montagna:

Non c'è limite mentale che la tua grinta non possa sconfiggere.

Grazie natura,
grazie roccia.


martedì 21 aprile 2015

Il profondo significato delle strisce pedonali


Vi dico io,
le strisce pedonali hanno un profondo significato, provate a pensarci.

Sono lì per indicare il punto esatto per passare da una parte all'altra della strada senza, si spera, esser tirati sotto dalla foga delle macchine di città.

Ma non solo!

Dipende tutto da come le si affronta...

Se siamo pedoni e continuiamo ogni volta ad aspettare ore prima che qualche benevole autista si fermi quando poi a nostra volta ci tocca guidare, poche sono le probabilità di esser spinti dalla gentilezza per fermarci e lasciar passare chi ne ha bisogno...

ed ecco spiegato il botta e risposta:

"ma come mai non ti sei fermato per farla passare?
"perchè quando devo passare io nessuno si ferma"

se invece molto più spesso ci ritrovassimo a dover rimanere solo qualche secondo ad aspettare per poter calpestare le strisce bianche e superarle, molto più facilmente la gentilezza e l'altruismo potrebbero invaderci.

"ma guarda te finalmente una persona gentile che mi fà passare!"

E così,secondo me, gira tutto:
ad ogni azione positiva non si può che generare un'altrettanta vibrazione positiva che poi può dar luogo a atti e modi di essere e di vivere benevoli e sereni.

Dunque, proviamoci dai, quando possibile facciamo passare sta povera gente fermandoci per qualche minuto magari troviamo qualcuno che ci ringrazia anche con qualche sorriso!!

E se proprio siete di fretta e per voi, quello di fermarvi, è uno sforzo enorme, fate finta che dietro a alla zebra stampata sul cemento ci siano questi 4!
Non li fareste passare?





Sorrisi, buone azioni e gentilezza fanno bene alla salute! fateci uso!
Stay positive!!




venerdì 17 aprile 2015

Dal letame nascono i fiori...


Ieri ho avuto un pensiero che ritengo diverso da tutti quelli avuti nelle ultime 48 ore.
Mentre ho piantato le prime piantine nell'orto, porri, melanzane e pomodori, pensavo a come tutto nasce dalla terra ( un genio, mi direte :D  )

Ho riflettuto sulla magia che permette a ciò che lì si ficca di crescere, trasformarsi, evolversi.
Mettere le mani di prima mattina tra la terra era qualcosa che non provavo da piccola e le emozioni che ho percepito hanno fatto partire un vagone pieno di pensieri sul binario cuore-mente.

La terra,che per renderla più preziosa ci si butta la cosa ritenura più sporca e puzzolente, è capace di dare la vita ad un seme e renderlo vivo.

La terra è vita,eppure, quando si parla di morte non la si ritiene adeguata ad ospitare la nostra anima, ritenendo evidentemente la prima troppo sporca.

L'anima da sempre vola verso l'alto, quando mandiamo un bacio a qualche nostro caro che non c'è più la mano è rivolta verso il cielo che riteniamo la sede del posto più azzurro,limpido,pulito: il paradiso.

Ma, mi dico, perchè prorio lassù e non quaggiù?
certo, l'azzurro è il colore della purezza che si sposa perfettamente con il bianco delle soffici nuvole e il cielo dall'alba al tramonto ci offre sensazioni magnifiche,,, ma la terra?

Lavorando nell'orto infatti ci si ritrova subito a riflettere sul significato profondo che può esserci ponendo l'attenzione a tutto il ciclo vitale e la storia di un piccolo seme che si adagia sulla terra.

E non è,appunto, qualcosa di magico? e la magia che si crea sotto i nostri piedi non potrebbe essere il luogo più fertile dove dalla nostra morte possa trovare rinascita?

Da piccola amavo ascoltare le favole ma non ci credevo e non volevo crederci; a scuola amavo la filosofia detestanto la logica ed ora non escludo nessuna teoria o idea, specialmente se prodotta dalla mia personale esperienza. Appunto per questo, dopo aver creato da un piccolo pezzo di terra un mio orto personale affermo con certezza che l'idea, un giorno, di ritornare parte del ciclo vitale terreno non mi spaventa e anzi, la ritengo molto più sensata rispetto ad un possibile futuro come inquilina in un posto, chiamato paradiso, dove tutti dal basso ti mandano baci e tu dall'alto non puoi nemmeno ricambiarli.

Tutto questo per dire, non sò se lo si è capito, che amo la terra e la sua immensa arte creativa che da sempre popola il mondo e a cui dovremmo riconoscere il valore più alto, di nascita e resurrezione.

come dice De Andrè 

Dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i FIORI.

Chi non ha un orto, trovi la possibilità, almeno, di coltivare una piccola piantina e capirà le emozioni e il valore che può dare alla giornata e non solo! ;)

Buon week end a tutti






domenica 15 marzo 2015

Umore che rimbalza.

Quella settimana un po' così.
Influenza inaspettata, fuori il sole, alcuni programmi che saltano, umore che rimbalza contro pareti, soffitti e pavimenti e i miei piedi, le gambe, la pancia e la testa come il loro solito lo seguono.

Ma come posso cambiare idea così spesso, mi dico?
Ora l'influenza fà da cornice alla mia profonda perplessità rispetto i miei continui sbalzi d'umore e cambiamenti. Ma non è attitudine tipica da sindrome adolescenziale?
Spulcio tra qualche foto, visto il tempo libero che l'influenza mi regala, e qualche video dei miei piccoli viaggi ed ecco che la voglia di ripartire si fà sentire.
Poi però passo un bel pomeriggio soleggiato in famiglia ed ecco che il precedente desiderio un pò svanisce.
Accompagno una cara amica alla sua discussione della tesi e sempre più mi convinco che se mi lascio scappare l'occasione di frequentare l'università sono una cretina.
Mi basta poi passare qualche ora dentro la sede centrale dell'uni per cambiar idea.

In questo momenti Alice cara proprio non siamo centrate.

Mi ci vorrebbe un bel navigatore tipo google maps in cui dalla posizione attuale mi indichi la strada per la città della coerenza. Ci faccio casa e resto lì tanto poi prima di arrivarci sicuro cambio destinazione.

L'indecisione insita dentro al mio DNA mescolata ad un umore febbricitante rimbalzante sono una combinazione che rendono la settimana o le settimane altamente pericolanti.
Non tanto per me ma per chi mi stà vicino che se non riesce a rimbalzare con me finisce per mandarmi a quel paese.

Infatti chi mi conosce bene si è armato oramai di pazienza per affrontare serenamente i miei continui cambiamenti.

Tutto questo per dire che questa settimana è una di quelle, ma differisce dalle altre per i pensieri che mi sono sorti.
Mi chiedo infatti quanto sia giusto coinvolgere chi mi sta vicino con i miei rimbalzi umorali e cambiamenti,anche inaspettati. Se volessi evitare questo coinvolgimento dovrei cancellare qualsiasi contatto o scambio; a fare il contrario finirei per diventare egoista e travolgere con le mie onde sempre diverse la spiaggia condivisa su cui, anchi'io, cammino. Quello che aimè spesso succede.

Poi mi accorgo che tutto quello che mi influenza, come spesso accade, è l'opinione degli altri rispetto,appunto, al mio umore rimbalzino o alle mie azioni che arrivano di conseguenza.
Posso solo infatti impegnarmi a cercare un punto d'incontro tra i miei desideri e la realtà, tra i miei obiettivi e i miei limiti ma non posso di certo concentrarmi ulteriormente per evitare di coinvolgere qualcuno nel mio vortice turbolento.

Le opinioni e ciò che gli altri pensano di noi restano uno dei fattori che ci influenzano di più, sempre se noi lo permettiamo.

E quindi  io dico no a tale attitudine permissiva e dico si all'umore che rimbalza perchè questa ora sono io, sinceramente parlando.



Immagine Encanto a la vista: el surrealismo de Igor Morski


martedì 17 febbraio 2015

Insicurezze che passione!

E' stato un week end come tutti ma, in particolare, ho raccolto un pò di pensieri osservando diversi caratteri e diversi modi di comportarsi,
Premetto che, visto uno dei miei maggiori obiettivi che tutt'ora inseguo di vivere escludendo il giudizio dispregiativo e preferendo la comprensione, non osservo per criticare ma solo per il piacere di riflettere.

Dunque ho riflettuto e tutt'ora penso..
Sto cercando di relazionarmi con le mie insicurezze, che, se innocue, le ritengo prezione per sviluppare umiltà e provare alcune volte quel dubbio che può esser d'aiuto in momenti di troppa fiducia; se non innocue ahimè ti trasformano in perfetta impacciata dalle gambe tremolanti che vanno in direzioni incontrollabili.
Si provo a farci amicizia, perchè, penso, più si evita un limite più lo si incontra e,appunto, prima le accetto e cerco di andarci d'accordo, prima, forse, le saluto.

Oltre a stringerci la mano, osservo chi dimostra sicurezza e sembra vivere più semplicemente ogni situazione.
Ma è questione di carattere, dipende dal proprio passato o entrambi?

Nel mio caso entrambi e, data la complessità di ogni insicurezza, penso appunto che i fattori determinanti siano moltissimissimi.

Vincere o perdere, sia giocando che vivendo, creando una vera e propria statistica non può che non influire sul carattere.

E, rifletto, ecco qui che le insicurezze aprono le braccia e ci accolgono a mani aperte, quando la stastica dei successi ci dice che è inferiore rispetto quella degli insuccessi.
Dunque dando importanza a questa indagine che la mente produce il carattere prende un secondo piano.

E' così, soprattutto nei momenti più importanti della vita, quando si conosce qualcuno o si inizia un nuovo lavoro o percorso ci si butta a testa dentro il mare delle nostre insicurezze e scatta in automatico il paragone o il ricordo di " quella volta" che è andata male, che la delusione è stata fortissima e dura da superare o che la porta si è chiusa.

E invece di vivere il momento lo distruggiamo;
colpa di queste statistiche.
E ecco come ci si può rovinare quegli attimi di vita in cui il protagonista dovrebbe essere il cuore e non la mente con i suoi calcoli...
eppure poi mi accorgo che cambiare attitudine non è così facile...

intanto un pò più di fiducia la sto trovando, arrampicando!
un esempio di quando lo sport diventa più che un hobby.

Buona serata!
                                           






martedì 10 febbraio 2015

Il giorno del ricordo, che meno si ricorda.


Da figlia di madre esule e nipote di nonni istriani appena ora alle 16.00 mi accorgo che oggi è il giorno del ricordo.

Si dice, infatti, che il 10 febbraio la Repubblica Italiana lo riconosca come tale per non smettere di dimenticare un pezzo di storia importante ma che nei libri a scuola di pagine ne ricopre poche.

Il ricordo c'è sempre quando con parenti si ritorna aldilà del confine, quando chi ha vissuto in prima persona racconta le varie storie di vita nel campo profughi o prima della partenza.

Le case in cui i miei nonni e quelli di molti altri hanno vissuto oramai sono solo un vero ricordo.
Quando ero più piccola non capivo cosa avesse potuto significare per i miei nonni abbandonare tutto quello che avevano creato per un futuro incerto che partiva da una baracca prefabbricata in qualche campo per profughi.

Una vita nuova, un nuovo futuro. loro sempre gli stessi ma con cognomi italianizzati e appartenenti alla categoria sociale di esuli.

Come può una famiglia, anche dopo generazioni, dimenticare?
Loro, i miei nonni, non ci sono più ma io continuo ad essere la nipote di istriani e continuo a esserne orgogliosa.

Lo sono perchè quello che più mi piace è la mia origine varia.
Vivo a Monfalcone da quando ho 6 anni ma sono nata a Trieste con origini istriane e friulane con un cognome nettamente austriaco, cosa vorrei di più?
Ho la carta d'identità Italiana ma non mi sento Italiana; sì parlo la lingua italiana ma io mi sento più a mio agio quando mi chiamano per nome.

Giorno del ricordo, per ricordare l'esodo di tutte le persone che per idee politiche sociali e ideologiche hanno voltato le spalle al passato per un diverso futuro con sacrificio e determinazione
dicendo così potremmo essere esuli tutti!
Ecco perchè invito a riflettere e a informarsi riguardo questa vicenda, perchè può essere un grande esempio di come cambiare e camminare verso sentieri e strade inesplorate senza paura di cosa succederà.

Possiamo essere esuli della rabbia per rifugiarci nella tranquillità
                           esuli di uno schema sociale per rifugiarci dentro ad una varietà sociale
                           esuli dalla guerra per rifugiarci nella pace

A ognuno di noi può capitare di essere esule almeno una volta nella vita, perchè dimenticare chi, volontariamente o involontariamente, lo è stato?


" La gente con lo sguardo triste ed incredulo, rivolto verso la città, guardava e salutava, con le lacrime agli occhi la nostra tanto amata Pola e la poca gente rimasta sulla banchina: tristi saluti di addio.
[..]Pola cara, Istria nostra terra, Addio!
[..]Nessuno parlava, carico ognuno del proprio fardello: cupi pensieri e preoccupazioni per il domani, cullati dalla nave della tristezza.
Stavamo navigando verso trieste, era la prima volta che mi allontanavo dall'Istria."

Da Pola cara, Istria nostra terra addio!
 di Francesco Tromba

lunedì 2 febbraio 2015

Io vorrei, non vorrei... ma se voglio...

Ma quanto è difficile...

Vivere e rimanere con i piedi a terra senza darsi limitazioni o false etichette.
La ragnatela che ci avvolge, piano piano, da quando incominciamo a crescere e a guardarci intorno.
Fili e fili che la società e il mondo sociale ci avvolge, trasparenti, invisibili ma forti da togliere quasi il fiato.

Ma il respiro che manca è perchè non ci si sente liberi dentro.
La pancia ribolle come un vulcano, lei vorrebbe esprimersi, provare, sperimentare ma qualcuno non la ascolta; più viene ignorata e più ribolle.

Mi sono accorta di non essere ancora capace di ascoltarla, vorrei esprimermi in un modo e poi cambio idea e cambio maniera. Lei avverte un'emozione e io faccio finta di niente perchè magari la mia mente in quel momento ritiene che proprio quel desiderio o sensazione non siano opportuni.

Quante volte nella mia piccola vita ho sentito dire
 non piangere Alice non è momento,
 non ridere ora Alice non è il posto adeguato,
 non scherzare in questo modo Alice che poi non la prende bene e si arrabbia,
 dovresti arrabbiarti a me avrebbe dato fastidio,
 dovresti dire di no per rispetto a te stessa,

e a queste parole obbedivo e tutt'ora spesso mi capita di obbedire senza chiedere opinione alla mia pancia emotiva, ritendendola meno importante di qualcuno anche appena conosciuto, a cui ho dato poi ascolto.

Questo non è esser liberi.
A lavoro, negli spazi sociali e aperti ci sentiamo in obbligo di tenere e mantenere comportamenti adeguati secondo standard e opinioni universali, tanto da farne con essi il nostro stile di vita.

Ma è proprio lo stile che ci appartiene?
Guardo il viso di alcuni artisti, anche senza soldi, che dedicano il loro tempo a qualcosa in cui credono e vedo sorrisi diversi, hanno più facilità ad ascoltare la loro voce interiore perchè è lei che li guida nel loro lavoro e così nella loro vita.

Dunque non tutti abbiamo questa fortuna, di avere una voce interiore talmente creativa da guidarci a creare ma tutti noi abbiamo la Nostra voce, unica.

Quindi se a lavoro dobbiamo ascoltare principalmente una voce che non è la nostra, oppure mentre camminiamo in centro siamo travolti da stereotipi e ideali di vita che non ci appartengono ma che rimbomano dentro di noi con grande chiasso dobbiamo comunque trovare silenzio per far emergere la nostra opinione.

E piano piano, dando la giusta importanza alla nostra pancia emotiva possiamo imparare a vivere secondo il nostro e proprio stile di vita.
Agire se lo vogliamo, fermarci se lo desideriamo ma senza condizionamenti o false verità.

E a me ancora succede, di voler dire o esprimere un'emozione e di sentirmi bloccata, giudicata, rifiutata.

e questa non è libertà!
Ecco cosa significa quando mi dico di lottare per la propria libertà, ascoltare la propria voce e seguire il cammino che ci vuole far percorrere.