martedì 17 febbraio 2015

Insicurezze che passione!

E' stato un week end come tutti ma, in particolare, ho raccolto un pò di pensieri osservando diversi caratteri e diversi modi di comportarsi,
Premetto che, visto uno dei miei maggiori obiettivi che tutt'ora inseguo di vivere escludendo il giudizio dispregiativo e preferendo la comprensione, non osservo per criticare ma solo per il piacere di riflettere.

Dunque ho riflettuto e tutt'ora penso..
Sto cercando di relazionarmi con le mie insicurezze, che, se innocue, le ritengo prezione per sviluppare umiltà e provare alcune volte quel dubbio che può esser d'aiuto in momenti di troppa fiducia; se non innocue ahimè ti trasformano in perfetta impacciata dalle gambe tremolanti che vanno in direzioni incontrollabili.
Si provo a farci amicizia, perchè, penso, più si evita un limite più lo si incontra e,appunto, prima le accetto e cerco di andarci d'accordo, prima, forse, le saluto.

Oltre a stringerci la mano, osservo chi dimostra sicurezza e sembra vivere più semplicemente ogni situazione.
Ma è questione di carattere, dipende dal proprio passato o entrambi?

Nel mio caso entrambi e, data la complessità di ogni insicurezza, penso appunto che i fattori determinanti siano moltissimissimi.

Vincere o perdere, sia giocando che vivendo, creando una vera e propria statistica non può che non influire sul carattere.

E, rifletto, ecco qui che le insicurezze aprono le braccia e ci accolgono a mani aperte, quando la stastica dei successi ci dice che è inferiore rispetto quella degli insuccessi.
Dunque dando importanza a questa indagine che la mente produce il carattere prende un secondo piano.

E' così, soprattutto nei momenti più importanti della vita, quando si conosce qualcuno o si inizia un nuovo lavoro o percorso ci si butta a testa dentro il mare delle nostre insicurezze e scatta in automatico il paragone o il ricordo di " quella volta" che è andata male, che la delusione è stata fortissima e dura da superare o che la porta si è chiusa.

E invece di vivere il momento lo distruggiamo;
colpa di queste statistiche.
E ecco come ci si può rovinare quegli attimi di vita in cui il protagonista dovrebbe essere il cuore e non la mente con i suoi calcoli...
eppure poi mi accorgo che cambiare attitudine non è così facile...

intanto un pò più di fiducia la sto trovando, arrampicando!
un esempio di quando lo sport diventa più che un hobby.

Buona serata!
                                           






martedì 10 febbraio 2015

Il giorno del ricordo, che meno si ricorda.


Da figlia di madre esule e nipote di nonni istriani appena ora alle 16.00 mi accorgo che oggi è il giorno del ricordo.

Si dice, infatti, che il 10 febbraio la Repubblica Italiana lo riconosca come tale per non smettere di dimenticare un pezzo di storia importante ma che nei libri a scuola di pagine ne ricopre poche.

Il ricordo c'è sempre quando con parenti si ritorna aldilà del confine, quando chi ha vissuto in prima persona racconta le varie storie di vita nel campo profughi o prima della partenza.

Le case in cui i miei nonni e quelli di molti altri hanno vissuto oramai sono solo un vero ricordo.
Quando ero più piccola non capivo cosa avesse potuto significare per i miei nonni abbandonare tutto quello che avevano creato per un futuro incerto che partiva da una baracca prefabbricata in qualche campo per profughi.

Una vita nuova, un nuovo futuro. loro sempre gli stessi ma con cognomi italianizzati e appartenenti alla categoria sociale di esuli.

Come può una famiglia, anche dopo generazioni, dimenticare?
Loro, i miei nonni, non ci sono più ma io continuo ad essere la nipote di istriani e continuo a esserne orgogliosa.

Lo sono perchè quello che più mi piace è la mia origine varia.
Vivo a Monfalcone da quando ho 6 anni ma sono nata a Trieste con origini istriane e friulane con un cognome nettamente austriaco, cosa vorrei di più?
Ho la carta d'identità Italiana ma non mi sento Italiana; sì parlo la lingua italiana ma io mi sento più a mio agio quando mi chiamano per nome.

Giorno del ricordo, per ricordare l'esodo di tutte le persone che per idee politiche sociali e ideologiche hanno voltato le spalle al passato per un diverso futuro con sacrificio e determinazione
dicendo così potremmo essere esuli tutti!
Ecco perchè invito a riflettere e a informarsi riguardo questa vicenda, perchè può essere un grande esempio di come cambiare e camminare verso sentieri e strade inesplorate senza paura di cosa succederà.

Possiamo essere esuli della rabbia per rifugiarci nella tranquillità
                           esuli di uno schema sociale per rifugiarci dentro ad una varietà sociale
                           esuli dalla guerra per rifugiarci nella pace

A ognuno di noi può capitare di essere esule almeno una volta nella vita, perchè dimenticare chi, volontariamente o involontariamente, lo è stato?


" La gente con lo sguardo triste ed incredulo, rivolto verso la città, guardava e salutava, con le lacrime agli occhi la nostra tanto amata Pola e la poca gente rimasta sulla banchina: tristi saluti di addio.
[..]Pola cara, Istria nostra terra, Addio!
[..]Nessuno parlava, carico ognuno del proprio fardello: cupi pensieri e preoccupazioni per il domani, cullati dalla nave della tristezza.
Stavamo navigando verso trieste, era la prima volta che mi allontanavo dall'Istria."

Da Pola cara, Istria nostra terra addio!
 di Francesco Tromba

lunedì 2 febbraio 2015

Io vorrei, non vorrei... ma se voglio...

Ma quanto è difficile...

Vivere e rimanere con i piedi a terra senza darsi limitazioni o false etichette.
La ragnatela che ci avvolge, piano piano, da quando incominciamo a crescere e a guardarci intorno.
Fili e fili che la società e il mondo sociale ci avvolge, trasparenti, invisibili ma forti da togliere quasi il fiato.

Ma il respiro che manca è perchè non ci si sente liberi dentro.
La pancia ribolle come un vulcano, lei vorrebbe esprimersi, provare, sperimentare ma qualcuno non la ascolta; più viene ignorata e più ribolle.

Mi sono accorta di non essere ancora capace di ascoltarla, vorrei esprimermi in un modo e poi cambio idea e cambio maniera. Lei avverte un'emozione e io faccio finta di niente perchè magari la mia mente in quel momento ritiene che proprio quel desiderio o sensazione non siano opportuni.

Quante volte nella mia piccola vita ho sentito dire
 non piangere Alice non è momento,
 non ridere ora Alice non è il posto adeguato,
 non scherzare in questo modo Alice che poi non la prende bene e si arrabbia,
 dovresti arrabbiarti a me avrebbe dato fastidio,
 dovresti dire di no per rispetto a te stessa,

e a queste parole obbedivo e tutt'ora spesso mi capita di obbedire senza chiedere opinione alla mia pancia emotiva, ritendendola meno importante di qualcuno anche appena conosciuto, a cui ho dato poi ascolto.

Questo non è esser liberi.
A lavoro, negli spazi sociali e aperti ci sentiamo in obbligo di tenere e mantenere comportamenti adeguati secondo standard e opinioni universali, tanto da farne con essi il nostro stile di vita.

Ma è proprio lo stile che ci appartiene?
Guardo il viso di alcuni artisti, anche senza soldi, che dedicano il loro tempo a qualcosa in cui credono e vedo sorrisi diversi, hanno più facilità ad ascoltare la loro voce interiore perchè è lei che li guida nel loro lavoro e così nella loro vita.

Dunque non tutti abbiamo questa fortuna, di avere una voce interiore talmente creativa da guidarci a creare ma tutti noi abbiamo la Nostra voce, unica.

Quindi se a lavoro dobbiamo ascoltare principalmente una voce che non è la nostra, oppure mentre camminiamo in centro siamo travolti da stereotipi e ideali di vita che non ci appartengono ma che rimbomano dentro di noi con grande chiasso dobbiamo comunque trovare silenzio per far emergere la nostra opinione.

E piano piano, dando la giusta importanza alla nostra pancia emotiva possiamo imparare a vivere secondo il nostro e proprio stile di vita.
Agire se lo vogliamo, fermarci se lo desideriamo ma senza condizionamenti o false verità.

E a me ancora succede, di voler dire o esprimere un'emozione e di sentirmi bloccata, giudicata, rifiutata.

e questa non è libertà!
Ecco cosa significa quando mi dico di lottare per la propria libertà, ascoltare la propria voce e seguire il cammino che ci vuole far percorrere.